Mancano appena 60 giorni. E a Cuba il 25 settembre si terrà un referendum molto importante: quello per chiedere la riforma del diritto di famiglia che per la prima volta legalizzerebbe il matrimonio tra persone dello stesso sesso e la maternità surrogata. Potrebbe quindi essere una data cruciale per la comunità Lgbt+. Così come riportato dall’agenzia di stampa Prensa Latina ai cubani sarà chiesto: “Siete d’accordo con il Codice della famiglia?”. Se più del 50% dei voti sarà positivo, la norma sarà approvata.
“Questo è un momento molto emozionante per tutto il nostro popolo, impegnato nelle idee più avanzate”, ha dichiarato Mariela Castro, figlia di Raul, fratello del lìder maximo Fidel Castro ormai scomparso, e direttrice del Centro nazionale per l’educazione sessuale (Cenesex). “Siamo convinti che a tempo debito la maggioranza del popolo cubano appoggerà questo codice rivoluzionario, inclusivo e democratico”, ha affermato Homero Acosta, segretario dell’Assemblea nazionale (il Parlamento cubano).
La vecchia normativa sul diritto di famiglia è in vigore da quasi 50 anni. Un tentativo di includere il matrimonio tra cittadini dello stesso sesso nella Costituzione cubana era già stato fatto nel 2019, ma non andò in porto a causa della forte opposizione di alcune chiese e gruppi conservatori. Se il referendum passerà, Cuba si unirà ad altri sette Paesi dell’America Latina che lo consentono: Costa Rica, Argentina, Brasile, Colombia, Ecuador, Uruguay e, più recentemente, Cile. Negli anni ’60 e ’70, il regime perseguitava ed emarginava gli omossessuali a Cuba, così come facevano tanti altri Stati in altre parti del mondo.