Tim Chevalier secondo il colosso di internet non ha rispettato il codice di condotta aziendale.
Ritorsione, ambiente di lavoro ostile, incapacità di prevenire discriminazioni e molestie e terminazioni illegittime. Queste le motivazioni che hanno portato Tim Chevalier, ingegnere transgender queer, a fare causa al colosso di internet, Google.
Una querelle, prima interna e poi giudiziaria, quella portata avanti da Chevalier che gli è costata il posto di lavoro. Si perché Google ha licenziato il suo dipendente perché non avrebbe rispettato il codice di condotta aziendale. Ma vediamo bene cosa è successo.
La vicenda
Chevalier più volte aveva riscontrato che, sia nella struttura che nella cultura su cui si fondava l’ambiente di lavoro di Google erano presenti forti discriminazioni nei confronti delle minoranze. “In particolare” – si legge nei documenti legali – “le piattaforme interne di social networking di Google sono state ampiamente utilizzate per sminuire e molestare donne, persone di colore, dipendenti LGBTQ e altri gruppi sottorappresentati”. E poi ancora bullismo online che lo stesso Chevalier e altri vivevano. A questo punto il dipendente Google ha deciso di usare gli stessi sistemi di messaggistica interni, attraverso i quali riceveva le vessazioni, per stabilire un clima e un approccio in Google più inclusivo e di supporto alle minoranze.
Chevalier non si rivedeva affatto in quel modo di pensiero e di comunicazione, considerava la piattaforma di messaggistica aziendale “una struttura di autorizzazione per la violenza e la discriminazione”.
Ma i supervisori di Chevalier erano critici nei suoi confronti e non vedevano di buon occhio la sua estrema partecipazione politica, ignorando totalmente i suoi tentativi di cambiare la cultura di Google.
Alla fine, Google ha licenziato Chevalier.
La risposta di Google
Non è tardata ad arrivare la risposta di Google tramite la portavoce Gina Scigliano: “Una parte importante della nostra cultura è un vivace dibattito ma come in qualsiasi posto di lavoro, ciò non significa che tutto vada bene”. Inoltre Google ha precisato che “tutti i dipendenti riconoscono il nostro codice di condotta e altre politiche sul posto di lavoro, in base al quale è vietata la promozione di stereotipi dannosi basati su razza o genere. La stragrande maggioranza dei nostri dipendenti comunica in modo coerente con le nostre politiche ma quando un dipendente non lo fa, è qualcosa che dobbiamo prendere sul serio”.