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Coppie omogenitoriali, Torino non segue Milano

Città divise sulla strategia da seguire per consentire ai figli delle coppie omogenitoriali di essere riconosciuti dallo Stato.

Se il sindaco di Milano, Sala durante il Pride di sabato ha annunciato di essere pronto a riavviare le registrazioni dei figli di coppie omogenitoriali, commettendo una forzatura, visto che l’atto secondo più tribunali non è ritenuto legittimo, il primo cittadino di Torino Stefano Lo Russo tiene la sua posizione. “La questione deve risolverla il Parlamento, e questo a tutela stessa dei bambini”, ha affermato a margine di un convegno del Garante della privacy, a Palazzo Reale.

Era il 2018 quando Torino fu la prima città in Italia a istituire il registro per il riconoscimento dei piccoli figli di due madri.

All’epoca la sindaca era Chiara Appendino. Adesso la città invece continuerà a muoversi nel solco della legalità. Dopo la lettera ricevuta dal Prefetto e dopo i decreti del tribunale Lo Russo è convinto che sia l’unica soluzione.

“Il quadro giuridico è talmente incerto che lascia i piccoli figli di due madri in un limbo giuridico che non si risolve con forzature”, spiega il primo cittadino piemontese.

Eppure, Roma non sembra lasciare nessuna speranza. Il Parlamento è già riuscito ad affossare il Ddl Zan, a non dare alcun segnale sul fronte del matrimonio egualitario e tanto meno su quello dei diritti dei bambini di coppie omogenitoriali.

La strada percorsa, quella di lavorare affinché si potesse modificare il codice civile introducendo un nuovo comma all’articolo 254 del Codice Civile, si è rivelata un nulla di fatto.

E la strada per consentire ai piccoli che crescono con due madri, di essere riconosciuti come figli di entrambe, in modo che in caso di morte della madre biologica non debbano essere dati ad altri e possano stare nello stesso nucleo familiare, sembra, nonostante il coraggioso tentativo di Sala, sempre più in salita.