Lo stilista, fotografo, icona fashion ed esteta è morto a Parigi il 20 febbraio, all’età di 85 anni. Tra storia personale e successi lavorativi, ripercorriamo la vita del più grande interprete della moda del 21esimo secolo.
Chi era Karl Lagerfeld: il Kaiser della moda
Nato in Germania, ad Amburgo, nel 1933, da famiglia tedesca, Karl Otto Lagerfeld è stato soprannominato il Kaiser, cioè l’imperatore della moda. Si trasferisce a Parigi a soli 15 anni, dove si distingue prestissimo nell’ambito del fashion, grazie alla sua naturale predisposizione per il disegno e per le arti. Vince infatti, il suo primo concorso di moda conquistando il primo posto assieme a Yves Saint Laurent. Notato da Pierre Balmain, è nel suo atelier che muove i suoi primi passi nel settore. Dopo aver iniziato come direttore creativo della Maison Patou, ha maturato esperienze lavorative in maison quali Krizia, Mario Valentino, Ballantyne e Chloé.
Nel 1965, Lagerfeld avvia il suo lungo sodalizio con Fendi, che durerà fino alla fine. In nome del designer rimarrà sempre intrinsecamente legato a quello della casa di moda italiana, della quale ricopriva il ruolo di creative director. Fendi, a seguito della scomparsa del grandissimo artista, ha dichiarato:
“Grazie alla sua ineguagliabile creatività, Fendi è oggi sinonimo di qualità senza tempo, forte tradizione e sperimentazione audace e implacabile. La sua morte segna una perdita inimmaginabile”
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Un’altro importante legame è quello dell’imperatore con la maison Chanel. Nominato direttore artistico nel 1983, al coutourier si deve il merito di aver saputo rinnovare continuamente il marchio, senza tuttavia stravolgerne l’essenza. Per l’azienda francese, il geniale esteta ha anche curato tutte le campagne pubblicitarie dal 1987 in poi.
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Karl Lagerfeld, con la sua scomparsa, lascia in eredità anche il suo marchio: Karl Lagerfeld. Fondato nel 1984 e poi rilanciato nel 2011, il brand é riconoscibile per il mitico logo con l’effige stilizzata con codino e occhiali da sole, tratti distintivi del fotografo.
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Chi era Karl Lagerfeld: vita privata
Sempre molto riservato in merito alla sua vita privata, Karl Lagerfeld non ne ha mai parlato apertamente. Nel 2013, in occasione di uno dei celebri show della collezione primavera estate di Chanel, ha fatto sfilare in passerella due modelle in abito da sposa. Si trattava di una chiara polemica contro le leggi francesi sui matrimoni gay. Un altro accenno alla sua sfera personale, è stato fatto durante un’intervista al magazine Vanity Fair, nel 2015. In questa occasione, lo stilista ha parlato della vita a due, dell’essere genitori e del concetto di solitudine. Al giornalista, che gli chiedeva se avesse mai avuto voglia di dividere la sua casa con un compagno, ha replicato:
“No no no no. Non ho mai amato quel tipo di promiscuità, eh? Anche quando qualcuno mi piaceva davvero, non abbiamo mai vissuto sotto lo stesso tetto. Non ho niente contro i matrimoni, ma non fanno per me”.
E quando gli è stato domandato se avesse mai pensato di diventare padre, ha risposto:
“No no no no. Ho bisogno del mio spazio e del mio tempo, e non voglio la responsabilità, preferisco essere il padrino ricco, ma poi i bambini tornano a casa dai genitori. Quelli come me non possono avere figli. Li vizierei a morte, li tratterei come Choupette, che è il centro della casa. E Choupette ha pranzato, e Choupette ha dormito, e Choupette ha fatto la pupù: grottesco. Ho messo da parte dei soldi per lei: dovesse succedermi qualcosa, chi la avrà in custodia disporrà di tutte le risorse per trattarla bene. E altri soldi li ho donati alla fondazione di Brigitte Bardot, perché non tutti i gatti hanno la fortuna di Choupette. Le due signore che se ne occupano la coccolano in modo anche esagerato, con baci, abbracci, che non sono neanche sicuro le piacciano. Io infatti non lo faccio. Però le permetto di dormire sul mio cuscino. E a volte non posso muovermi perché ha preso tutto lo spazio!”
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Infine, in merito a cosa ne pensasse della solitudine, il Keiser ha ribattuto:
“La solitudine è brutta se stai male, se non hai di che vivere. Altrimenti è un lusso. A me serve a ricaricare le batterie lontano da tutti. Lo so che sembro un cartoon, ma non sono un cartoon pubblico”.