Decine di migliaia di persone hanno manifestato domenica 22 luglio a Tel Aviv. Il motivo della mobilitazione è stata l’esclusione delle coppie gay dai diritti di accesso alla maternità surrogata, in una legge recentemente promulgata e ritenuta omofoba. Per la prima volta nella sua storia, lo stato Israeliano è stato scenario di uno sciopero LGBT a livello nazionale.
Legge omofoba Tel Aviv: no alla maternità surrogata per le coppie gay
A scatenare la protesta della comunità omosessuale è stata l’approvazione da parte del parlamento israeliano di una legge di matrice omofoba. Questa estende la maternità surrogata, ad oggi già garantita alle coppie eterosessuali, anche alle donne single o impossibilitate a rimanere incinta. Continua però a negare agli uomini single di accedere a questa pratica.
La manifestazione è partita domenica sera da Rabin Square a Tel Aviv. Ma altre rimostranze si sono tenute nelle principali città israeliane, dove in centinaia sono scesi in piazza sventolando bandiere arcobaleno, bloccando il traffico e urlando “vergogna”.
Bersaglio principale dei manifestanti era il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Questi, la scorsa settimana, ha parlato in favore della comunità gay, invocando il diritto delle coppie omosessuali di fare ricorso alla maternità surrogata per diventare genitori. Tuttavia, Netanyahu, spinto probabilmente dalle pressioni della coalizione partner ultra- ortodossa, ha alla fine votato contro questa possibilità.
Legge omofoba Tel Aviv: 100.000 manifestanti in Rabin Square
La Polizia ha dichiarato che si sono contati circa 100.000 dimostranti in Rabin Square domenica sera. Le strade sono state chiuse al traffico e decine di agenti di polizia sono stati impiegati per garantire la sicurezza dell’area.
Madrina della protesta, l’attrice e attivista LGBT Orna Banai. La 51enne ha accusato di ipocrisia Israele, il quale si spaccia per uno stato solidale con la comunità omosessuale e sempre attento ai diritti dei gay.
La protesta ha generato consenso diffuso e centinaia di aziende israeliane hanno dichiarato che permetteranno ai loro dipendenti di partecipare alle manifestazioni liberamente senza che questi subiscano ripercussioni sul lavoro. Alcune compagnie hanno addirittura confermato che offriranno un contributo di 15 mila dollari alle coppie costrette a ricorrere alla maternità surrogata all’estero, pratica molto costosa che può richiedere fino a 100 mila dollari.
A seguito della mobilitazione, Netanyahu ha dichiarato di non aver cambiato la sua posizione in merito alla possibilità di accesso alla pratica anche da parte degli uomini single. Tuttavia, ha dovuto votare contro la misura affinché la legge potesse essere approvata. Ma, aggiunge, si impegna a supportare la promulgazione di un decreto separato in favore della legalizzazione della maternità surrogata per le coppie gay, da discutere nei prossimi giorni in parlamento.