Lo Strega quest’anno lo vince un libro che dà voce a un mondo di persone irregolari, che non vogliono definirsi uomini, donne, etero, bisex.
Sono gli ‘Spatriati’, ovvero Queer, come i protagonisti del romanzo, Francesco Veleno e Claudia Fanelli, i due ragazzi pugliesi che si conoscono al liceo a Martina Franca e si muovono tra la Puglia e Berlino.
Con questo romanzo pubblicato per Einaudi, Mario Desiati stravince la settantaseiesima edizione del Premio Strega con 166 voti, lasciando il secondo classificato Claudio Piersanti con “Quel maledetto Vronskij” edito da Rizzoli, a 90.
Al terzo posto si è classificata Alessandra Carati con “E poi saremo salvi” (Mondadori, 83 voti), quarta posizione con 62 voti per Veronica Raimo con Niente di vero (Einaudi), già vincitrice dello Strega Giovani.
Quinto Marco Amerighi con “Randagi” (Bollati Boringhieri, gruppo Gems, 61 voti), sesto Fabio Bacà con Nova (Adelphi, 51 voti) e ultima Veronica Galletta con “Nina sull’argine” (minimun fax, 24 voti).
I finalisti quest’anno erano eccezionalmente sette, perché la semifinale di Benevento si era chiusa con un ex aequo e un ripescaggio di un editore indipendente, così come prevede il regolamento.
Desiati, 45 anni di Martina Franca, in Spatriati ripete anche spesso la parola patria, perché dietro a questo libro “c’è tutto il discorso delle frontiere che mi tocca anche per ragioni personali”.
Durante lo Strega ha anche giocato con l’abbigliamento e sul palco ha usato un abito di Valentino con fusciacca che richiamava qualcosa della prima parte del libro, un collarino fetish che si usa nelle feste della seconda parte del romanzo, scarpe arcobaleno che richiamavano lo spirito Queer dei personaggi e poi la mascherina arcobaleno.