Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha annunciato la cancellazione dell’EuroPride di Belgrado. La manifestazione era prevista tra il 12 e il 18 settembre scorso. Ma la destra omotransfobica serba, vicina in Europa alla destra italiana di Meloni, Salvini e Berlusconi, lo voleva impedire. Immediata la presa di posizione degli organizzatori:
“Lo Stato può vietare l’EuroPride ma non può cancellarlo”, ha avvisato il coordinatore di EuroPride2022, Goran Miletić. Poi ha ricordato l’incostituzionalità di una simile decisione che ora attende il verdetto ufficiale per presentare ricorso.
Open Balkan
Secondo il presidente Vucic l’Europride non sa da fare per via “della crisi in Kosovo e la questione Open Balkan, una zona economica condivisa con Albania e Macedonia del Nord”. Ragioni che poco convincono gli organizzatori più propensi a pensare che siano state fatte pressioni da parte della Chiesa Ortodossa. Singolare poi il silenzio del primo ministro della Serbia, Ana Brnabic, lesbica dichiarata, che tre anni fa aveva promesso pieno sostegno all’evento, nel momento in cui veniva scelta come location Belgrado. “Ora ci aspettiamo che questo sostegno ci sia”, afferma Kristine Garina, presidente di European Pride Organizers Association. Che ricorda come il diritto al Pride sia un diritto umano fondamentale. “Qualsiasi tentativo di vietarlo è una violazione degli articoli 11, 13 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”, afferma.
Europride 2022, la Serbia dice sì
L’Europride in Serbia era stato vietato e invece è arrivato all’ultimo l’ok del governo grazie alle pressioni dell’Europa. Il divieto era stato richiesto dal presidente serbo Aleksandr Vucic e in seguito dal ministro dell’Interno Aleksandar Vulin, ad appena tre giorni dalla manifestazione facendo scoppiare le proteste di diversi europarlamentari. La commissaria bosniaca Mijatović ha anche ricordato che la Corte europea dei diritti dell’uomo obbliga gli Stati a facilitare le assemblee pacifiche.