“La collezione “Masters”, frutto della collaborazione tra Louis Vuitton e l’artista Jeff Koons, reinterpreta le opere dei grandi maestri del passato e le presenta in una nuova chiave che stimola nuove interpretazioni.”
Con queste parole (manco tanto originali) viene lanciata, sul sito di Louis Vuitton la collaborazione con il noto artista, riconosciuto dai più come rappresentante della NEO-POP ed erede di Andy Wharol, e la maison francese.
Ma andiamo per ordine: Jeffrey Koons (questo il suo nome), viene ingaggiato da LV per reinterpretare le it-bag Speedy, Keepal eNeverfull in chiave artistica. Allora succede che l’uno dice all’altro (o viceversa): facciamo che queste borse divengono come delle tele su cui dipingere grandi opere di pittori del passato! Mettiamo che cavalli e putti, alberelli punterellati e corpi sinuosi, e pure quella enigmaticona della Gioconda (sì, perché gli artisti presi “a prestito” sono Leonardo, Van Gogh, Rubens, Tiziano e Fragonard) li riproduciamo tutti, fedelmente, con tecniche innovative ai limiti dell’immaginabile! E poi, ragazzi questa è forte: non solo vi fissiamo le iniziali della maison ma anche quelle di Jeff e… udite, udite, agganciamo ai manici un bel charm a forma di coniglietto gonfiabile come quello che Jeff realizzò nel 1986. Che dettaglio di assoluta sofisticatezza!
L’intenzione alla base del sodalizio è evidentemente quella di celebrare il dialogo fra arte e moda, fra un marchio storico di valigeria e poi abbigliamento e pittori gloriosi dell’arte italiana ed europea, attraverso lo strumento del linguaggio artistico contemporaneo. Ne sono conseguite borse iconiche su cui sono state riprodotte opere pittoriche del passato.
Ora, il motivo per cui non apprezzo e di conseguenza non acquisterei mai queste borse (rischio che non corro, e quando scoprirete le cifre ne comprenderete il motivo!) è il seguente: mi ricordano quelle che gli ambulanti vendono al mercato di San Severino (comune di 22.322 abitanti della provincia di Salerno, ndr), insomma, sì, dai, quelle tarocche, in plastica, che se ti avvicini troppo ad una fonte di colore, taaac, diventano delle pire funerarie senza che però vi venga fatta una consona celebrazione.
Vero è che l’obiettivo della Neo Pop, e prima ancora della Pop Art, è quello di trasportare gli oggetti quotidiani sul piano della pittura o della scultura, per elevarli a opera d’arte con il fondamentale messaggio della critica dell’approccio consumistico alla vita. E infatti Jeff Koons presta le proprie capacità a una casa di moda che mette in vendita borse per il valore di millemila euro (vabbè, se proprio non si può fare a meno di soddisfare il proprio desiderio di mettere in circolo soldi per portarsi a casa qualcosa con cui adeguarsi alla massa, ci sono sempre il charm da 395 euro o la custodia per l’I-Phone 7 plus da 600 euro). Insomma tutto coerente e di gran gusto.
Ma in conclusione, proprio di questo si tratta, di gusto, e di conseguenza di un parere, il mio, personale, secondo il quale le borse in questione, frutto della (presunta) intenzione di mettere in comunicazione la moda con l’arte, trasfigurandola, hanno finito col rendere l’arte stessa roba da gita turistica, della serie, invece che portarmi a casa la calamita della Gioconda mi porto una Speedy.
Prevedo file interminabili, da LV, che manco alla sagra dell’alice fritta.
Chiara Mandetta