Negli ultimi anni il concetto di famiglia è stato rivoluzionato completamente e sempre più i pregiudizi stanno andando a cadere: un nucleo formato da uomo, donna e bambini non è più l’unico che rappresenti la famiglia tradizionale.
Da un’indagine condotta dalla Global Survey Women & Diversity di Nielsen condotta su un campione di oltre 31.000 individui di 63 paesi, tra i quali l’Italia, emerge il desiderio di estendere il nuovo concetto di famiglia libero dalle convenzioni anche al mondo della pubblicità, del marketing e del packaging.
Il desiderio di una pubblicità diversity friendly da parte degli italiani
Dalla ricerca condotta da Nielsen è risultato che il 38% degli italiani ritiene molto importante che l’ambito pubblicitario riporti un contesto famigliare ampio, comprendente genitori single, famiglie omogenitoriali, coppie miste, etc… Questo risultato è rilevante soprattutto perché supera la media europea che si aggira intorno al 32%. La stessa tendenza è stata riscontrata a proposito delle etichette dei prodotti che dovrebbero maggiormente rappresentare tutti gli orientamenti sessuali.
L’indagine Nielsen si sofferma anche sulla necessità degli italiani di vedere rappresentata la realtà a tutto tondo, accantonando il fotoritocco e la “finta” perfezione: pare, infatti, che per 4 italiani su 10 lo stereotipo del giovane bello, ricco e atletico non sia più credibile e efficace. Fisici e corporature dovrebbero essere varie e fuori dagli stereotipi: sovrappeso, sottopeso, atletico, morbido, etc.
I numeri dell’indagine sulla pubblicità diversity friendly
I giovani interpellati durante l’indagine hanno dimostrato apprezzamento nei confronti delle comunicazioni commerciali più inclusive: tra i nati alla fine degli anni ’90, ben il 43% è favorevole a pubblicità che mostri famiglie non tradizionali; tra i nati a cavallo degli anni ’80 e ’90, i desiderosi di un’apertura pubblicitaria verso persone di orientamenti sessuali differenti sono il 37%.
Intorno al 40-45% è anche la percentuale di indagati che vorrebbero una maggiore disparità pubblicitaria a livello di età rappresentata: si desidera più spazio alla senilità. Grande apertura anche verso il mondo della disabilità, alla diversità culturale e a quella etnica.