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MATRIMONIO SENZA TORTA: LA CORTE SUPREMA DA RAGIONE ALLA PASTICCERA

Mireya ed Eileen Rodriguez-Del Rio

Le credenze religiose di una pasticciera californiana hanno vinto sulla legge americana contro la discriminazione.

 “Non voglio fare la torta per una coppia gay perché va contro il mio Signore”

Mireya ed Eileen Rodriguez-Del Rio, coppia omosessuale che aveva deciso di convolare a nozze in California, si erano rivolti alla proprietaria di ‘Tastries Bakery’ a Bakersfield, Cathy Miller, per la loro torta nuziale. La donna si era detta “Molto felice di servire qualunque cosa a chiunque”, ma aveva aggiunto di non voler “Essere parte di una celebrazione che va contro il mio Signore e Redentore”.

Cathy Miller proprietaria del Tastries Bakery

Frase che ha fatto subito scattare la denuncia da parte della coppia che si era rivolta al dipartimento della California per l’equo impiego e alloggio. In un primo momento le due donne hanno avuto la ragione dalla loro parte con a favore la normativa contro le discriminazioni in base a razza, genere, religione o orientamento sessuale.

L’espressione artistica può discriminare

La decisione è stata però ribaltata dal giudice della Corte Suprema americana David Lampe che ha sostenuto che la signora Miller è libera di rifiutarsi di preparare una torta per matrimoni gay perché questo è contrario alle sue convinzioni religiose. La preparazione di una torta, infatti, secondo il giudice sarebbe pura espressione artistica che non cade sotto la legge anti-discriminazione enunciata dal Primo Emendamento e perciò non è possibile costringere un pasticciere a preparare una torta per un matrimonio tra omosessuali in quanto sarebbe una violazione di tale emendamento, che tutela la libertà di espressione.

La sentenza è stata chiara: “Una torta nuziale non è solo una torta, ma un’espressione artistica della persona che la crea, utilizzata tradizionalmente come elemento centrale nella celebrazione di un matrimonio”.

Miller è una cristiana praticante e si considera una donna di una fede profonda”, ha aggiunto il giudice, che sottolinea come la pasticcera sia “un’artista creativa”, che quindi partecipa con tutte le sue convenzioni “alla progettazione e realizzazione della torta”.

Nessun pasticcere può però esporre i propri prodotti in un luogo pubblico o nel suo negozio e poi rifiutarsi di venderli ai clienti in base alla loro razza, religione, genere o identificazione sessuale: questo è da considerarsi atto discriminatorio.

Certo in America questo non è il primo caso che vede coinvolto un pasticcere: in Colorado si è in attesa della sentenza contro Jack C. Phillips che ricorrendo al Primo Emendamento sulla libertà di parola e di fede, si è rifiutato di servire una coppia omosessuale.