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JUNGLE. L’IMMAGINARIO ANIMALE NELLA MODA

L’animalier rende omaggio al mondo animale e nel farlo sublima l’animalità in stile.

Non so voi, ma io mi sono immaginata spesso con addosso un tubino maculato di Dolce&Gabbana, di quelli che ed esaltano le forme in una meravigliosa celebrazione della femminilità (e che strizzano le tette fino a fartele arrivare sfrontatamente in faccia!). Ma ho anche sognato a occhi aperti di scendere le scale dell’aereo come una moderna Jacqueline Kennedy in un raffinatissimo cappotto leopard. Due interpretazioni dell’animalier nettamente agli antipodi, che hanno un denominatore comune: mettersi un po’ di giungla addosso!

JUNGLE. L’IMMAGINARIO ANIMALE NELLA MODA
Il trench Panthère di Christian Dior Boutique

Ed è proprio questo il senso della mostra JUNGLE. L’IMMAGINARIO ANIMALE NELLA MODA, in corso presso la Venaria Reale di Torino: come gli stilisti hanno trasferito il mondo animale, quello selvaggio, occulto, aggressivo, seducente della giungla sugli abiti creati dalla metà del 1900 fino ai giorni nostri. Non è un caso che si parli di metà 900, dal momento che nel ’47 Chistian Dior propose per primo una collezione in cui impiegò il cosiddetto “stampato pantera”: le donne dell’alta società ne impazzirono e presero a cospargersene, seppure con la raffinatezza che le distingueva. Il percorso continua in un tripudio di abiti, due pezzi, tute, di Yves Saint Laurent, Jean Paul Gaultier, Azzedine Alaïa, Roberto Cavalli e Gianfranco Ferré, Krizia, Gianni Versace, Valentino, Maurizio Galante, Fausto Puglisi, Givenchy e Stella McCartney, per citarne alcuni, per arrivare agli abiti tecnologici di Iris Van Herpen e a quelli dei più giovani stilisti. Perchè ogni decennio ha visto la partecipazione di designer che hanno fornito la propria personale interpretazione del manto e delle forme animali, e della vegetazione fitta e rigogliosa della giungla, in conformità con l’andamento del tempo (l’animalier è procace e sensuale nei ’50, bon-ton nei ’60, punk/rock nei ’70, edonistico negli ’80, minimale nei ’90, per fare degli esempi sicuramente riduttivi, se si considerano le sfumature e le sottointerpretazioni, ma accontentiamoci e non facciamo i pignoli!).

JUNGLE. L’IMMAGINARIO ANIMALE NELLA MODA
La modella Verushka posa per Franco Rubartelli con il corpo dipinto come il manto di una zebra

Insomma, la mostra consente di seguire un percorso grazie al quale si comprende la forte comunicazione fra l’universo animale e quello umano, come l’uomo si sia voluto ri-appropriare di un elemento, quello istintivo e primordiale, che, civilizzandosi, ha perso, attraverso stampe, pelli e pellicce (vere o finte), per farlo diventare, infine, altro da quello che pure era in origine. E, aspetto non meno importante, l’esposizione dimostra come il “jungle” sia divenuto un classico di cui l’armadio di tutti noi, ormai, non fa più a meno (rapido calcolo: io ho una borsa, una fascia per capelli, un paio di tronchetti e un costume intero MACULATI!).

Da sinistra: Thierry Mugler AI 1995; abito Pashalique di Jean Paul Gaultier Haute Couture AI 2012; Givenchy by Riccardo Tisci AI 2016; Gianfranco ferré anni ’90.
Jungle. L'immaginario animale nella Moda
L’abito in velluto della collezione Les Isects di Thierry Mugler PE 1997.

E voi come avete “animalizzato” il vostro guardaroba? V’immagino splendide nei vostri fine settimana, a Nizza (o all’idroscalo di Milano, che va benissimo anche quello), a bordo di una decappottabile, con un foulard stampa felino indossato come avrebbe voluto BB! Non tradite le mie aspettative ed emozionatemi con i vostri look selvaggi, ragazze!

Jungle. L'immaginario animale nella Moda
Giambattista Valli Haute Couture AI 2011.

Jungle rimarrà allestita sino al 3 settembre presso la Venaria Reale di Torino (che se non avete ancora visitato, solo lei vale la pena della trasferta). Per maggiori info: www.lavenaria.it/web/

Se oltre alla moda ti piacciono anche i vini, ti consigliamo di fare un giro sul sito di Igino Accordini.

Chiara Mandetta