Penali per propaganda LGBT+ in Russia
Se tempo fa l’arcivescovo Cirillo I, patriarca di tutte le Russie, aveva detto che la guerra era contro l’Occidente e chi sostiene i gay e vuole imporre i suoi valori in Donbass, ora il presidente Vladimir Putin ha firmato una legge già approvata dalla Duma, che vieta di fare propaganda sulle questioni riguardanti i diritti Lgbt+. Non si potrà più parlare di tutto ciò, la norma infatti aggrava quella già esistente da tempo che proibiva di parlare di queste questioni con i bimbi e con i ragazzi. La pena per chi aprirà bocca su queste questioni sarà fino a 80mila euro per i comuni cittadini. Ma in alcuni casi potrà essere molto più alta, mentre per gli editori oltre a una pena pecuniaria potrà essere addirittura disposta la sospensione per tre mesi. E per i cittadini non russi che si trovano nel Paese sarà disposto il rimpatrio dopo 15 giorni di carcere.
Repressione del Dissenso
Per l’agenzia Reuters questa disposizione è stata voluta per poter detenere esponenti della comunità arcobaleno e per abolire i Pride. La prima politica trans russa, Yulia Alyoshina, dopo l’approvazione della norma ha dato le dimissioni dal Parlamento dicendo di non aver idea altrimenti di “come continuare la sua attività politica dato che è una persona transgender”. Il divieto è anche per tutti i dibattiti e info sui media, su internet, nelle pubblicità che vogliano parlar bene della comunità arcobaleno. Se ne potrà parlare solo male. Secondo molti attivisti russi questo rischia di scatenare atti di vero e proprio odio contro i gay. Tante persone gay ora temono per la propria incolumità. Disappunto e preoccupazione è la reazione espressa dai tanti attivisti che sono sconcertati per la decisione della Duma, anche se questa era da tempo nell’aria.