“Essere omosessuali non è una malattia”. A scriverlo si e pubblicato sul sito web del governo, è stato il ministero della salute del Vietnam. Un documento ufficiale a lungo atteso dalla comunità Lgbt+ del Paese anche perché il ministero ha chiesto ai medici di trattare le persone queer con rispetto e ha condannato tutte le terapie promosse per cercare di convertire all’eterosessualità. “I medici non dovrebbero interferire né forzare il trattamento. Se è necessario un sostegno per le persone omosessuali che sia di natura psicologica”, avverte il ministero.
Comunità Lgbt, un sospiro di sollievo
Per la comunità arcobaleno leggere la direttiva è stato come vivere in un sogno. La svolta segue anni di campagne da parte di gruppi per i diritti LGBTQ+. A novembre, l’Istituto per gli studi sulla società, l’economia e l’ambiente (iSEE) ha presentato una petizione all’Organizzazione mondiale della sanità in Vietnam per affermare che essere gay non è una malattia. E solo lo scorso aprile, il rappresentante dell’Oms in Vietnam, Kidong Park, aveva ribadito che qualsiasi tentativo di cambiare l’orientamento sessuale delle persone Lgbt+ mancavva di basi mediche ed era inaccettabile.
“Non avremmo mai pensato che sarebbe successo”, ha spiegato ai microfoni di Al Jazeera, Phong Vuong, responsabile Lgbt+ dell’istituto. In Vietnam come in altri paesi un giovane omosessuale poteva essere portato in cliniche per essere curato. La direttiva fa ben sperare la comunità arcobaleno. Ora i gruppi Lgbt+ vietnamiti stanno facendo pressing anche per avere il matrimonio egualitario con una campagna che ha già raccolto 250mila firme. Un sondaggio del 2016 ha riscontrato che la maggioranza dei vietnamiti è a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso.